Molte delle grotte più interessanti
della provincia di Bergamo sono ubicate all'interno di gallerie minerarie
e, negli ultimi anni, qualcuno ha continuato sporadicamente a cercare novità
senza grandi risultati.
Il recente ritrovamento di Puerto Escondido
(-250m) nelle miniere di Dossena da parte del G.G. Milano ha provocato
due gravi patologie sugli speleo bergamaschi:
1) Sindrome da Masticazione Scrotale
2) Febbre delle Miniere
Mimetizzando con grande fairplay il primo
effetto in molti si sono buttati a capofitto sul nuovo filone minerario,
a caccia di risultati e di rivincite.
E' presente un esteso sistema di
gallerie abbandonate dopo avere sfruttato i giacimenti di calamina (minerale
di Zinco).
Il Calcare Metallifero Bergamasco domina
questo settore, mentre la vicinissima incisione della valle
dell'Orso mette a nudo i calcari dolomitici
della Formazione di Esino.
Prima di uscire dalle miniere si decise
di fare un giro per curiosare su un ampio pozzo senza fondo già
visto da Gianni & soci.
A differenza di quanto immaginato dalle
nostre guide il pozzo aveva un fondo (il sassometro diceva 45-50 metri)
e, soprattutto, non era artificiale.
L'apparente mancanza di concrezionamento
aveva ingannato i nostri amici.
In realtà le gallerie di miniera
avevano intercettato un bel fusoide collegato in cima con un due alti meandri
incrociati.
Fu subito organizzata un'uscita infrasettimanale
per scendere il pozzo e verificare se fosse davvero inesplorato come sembrava.
In effetti nessun segno di passaggio di
speleo fu notato durante l'esplorazione, che però si concluse presto
dopo 47 metri di verticale e una ventina di metri di meandro.
E' probabile che l'ampio fondo del pozzo
sia stato ostruito o innalzato dai detriti di miniera precipitati dalle
soprastanti gallerie, ma la presenza di uno strato di conglomerato molto
compatto potrebbe dare una spiegazione alternativa.
Lungo il meandro a saliscendi si notano
una pozza ( vedi punto J del rilievo) con pisoliti e parecchi fungilli
(i cornagì secondo il colorito idioma di Camillo).
Presa al volo l'idea per battezzare la
cavità Büs di Cornagì ed esclusa ogni possibilità
di prosecuzione nel fondo ci si rivolse alle pareti e alla parte alta del
pozzo.
Durante luscita successiva bastarono
pochi metri di risalita in artificiale (E) per arrivare all' Attico,
vano caratterizzato da spettacolari concrezioni a globuli.
Due strettoie interrompono il successivo
meandrino che parte in discesa e che restringe definitivamente dopo qualche
decina di metri, in basso si intravede un pozzetto impraticabile (H).
L'unica altra seria potenzialità
esplorativa rimasta era il meandro sospeso posto in cima al pozzo dal lato
opposto rispetto all'Attico, così completammo il traverso (D) trovandoci
alla sua base.
A questo punto la prosecuzione era possibile
solo verso l'alto e, imbracciato il trapano, guadagnammo circa 15 metri
di quota per fermarci (superando una strettoia) davanti ad una deprimente
frana calcificata e priva di circolazione daria (G).
Come ultima illusione di sviluppi ulteriori
di questa cavità resta un improbabile arrivo d'acqua (sopra il punto
A del rilevo) che in momenti di piena raggiunge portate notevoli e sembra
decisamente difficile da disostruire.
- Ispezionando altri livelli delle miniere
sono saltate fuori nuove cavità carsiche di minore sviluppo:
1) la Grotta degli Eccentrici, breve
meandro semiallagato e tempestato di pregevoli formazioni calcitiche.
2) la adiacente Grotta degli Opportunisti,
galleria naturale allargata artificialmente dai minatori che butta su un
ampio pozzo (ostruito da materiale di riporto) attualmente profondo appena
sei metri.
3) Una sorgente impraticabile con possibile
disostruzione.
4) la Grotta nella Galleria Cieca (LoBG
3797), sequenza di pozzetti che porta verso tre distinti fondi a circa
-30m.
5) Il Meandro nel Pozzo Minerario, cavità
per ora impercorribile, con poca aria.
6) Un ampio camino valutabile sui 15-20
metri, parzialmente risalito.
7) Un altro grosso camino, adattato per
lo scarico di materiale minerario tra gallerie sovrapposte.
8) Un meandro attivo in risalita, che
si sviluppa per circa 25 metri.
E' evidente che, a parte il G.S. Ricci,
siamo i primi a cercare grotte in modo sistematico in questi ambienti e,
visto che le poche zone visitate hanno già dato discreti risultati,
si pensa di insistere ulteriormente, magari cercando informazioni tra gli
ex minatori.
L'avvicinamento estremamente breve e comodo
(in media 5 minuti di sentiero) permette tra l'altro di utilizzare le giornate
di cattivo tempo che altrimenti passeremmo in casa a girarci i pollici.
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