Dati catastali:
La zona è quella di Campello (frazione di Gorno, val del Riso), peccato che fosse già stata appena esplorata e catastata dal G.S. Ricci di Nese col nome di “Buco dello Smilzo” (LoBG  
3796)  
 
 
Descrizione:
Molte delle grotte più interessanti della provincia di Bergamo sono ubicate all'interno di gallerie minerarie e, negli ultimi anni, qualcuno ha continuato sporadicamente a cercare novità senza grandi risultati.  
Il recente ritrovamento di Puerto Escondido (-250m) nelle miniere di Dossena da parte del G.G. Milano ha provocato due gravi patologie sugli speleo bergamaschi:  
1) Sindrome da Masticazione Scrotale  
2) Febbre delle Miniere  
Mimetizzando con grande fairplay il primo effetto in molti si sono buttati a capofitto sul “nuovo” filone minerario, a caccia di risultati e di rivincite.  
E' presente  un esteso sistema di gallerie abbandonate dopo avere sfruttato i giacimenti di calamina (minerale di Zinco).  
Il “Calcare Metallifero Bergamasco” domina questo settore, mentre la vicinissima incisione della valle  
dell'Orso mette a nudo i calcari dolomitici della “Formazione di Esino”.  
Prima di uscire dalle miniere si decise di fare un giro per curiosare su un ampio pozzo “senza fondo” già visto da Gianni & soci.  
A differenza di quanto immaginato dalle nostre guide il pozzo aveva un fondo (il sassometro diceva 45-50 metri) e, soprattutto, non era artificiale.  
L'apparente mancanza di concrezionamento aveva ingannato i nostri amici.  
In realtà le gallerie di miniera avevano intercettato un bel fusoide collegato in cima con un due alti meandri incrociati.  
Fu subito organizzata un'uscita infrasettimanale per scendere il pozzo e verificare se fosse davvero inesplorato come sembrava.  
In effetti nessun segno di passaggio di speleo fu notato durante l'esplorazione, che però si concluse presto dopo 47 metri di verticale e una ventina di metri di meandro.  
E' probabile che l'ampio fondo del pozzo sia stato ostruito o innalzato dai detriti di miniera precipitati dalle soprastanti gallerie, ma la presenza di uno strato di conglomerato molto compatto potrebbe dare una spiegazione alternativa.  
Lungo il meandro a saliscendi si notano una pozza ( vedi punto “J” del rilievo) con pisoliti e parecchi fungilli (“i cornagì” secondo il colorito idioma di Camillo).  
Presa al volo l'idea per battezzare la cavità “Büs di Cornagì” ed esclusa ogni possibilità di prosecuzione nel fondo ci si rivolse alle pareti e alla parte alta del pozzo.  
Durante l’uscita successiva bastarono pochi metri di risalita in artificiale (E) per arrivare all' “Attico”, vano caratterizzato da spettacolari concrezioni a globuli.  
Due strettoie interrompono il successivo meandrino che parte in discesa e che restringe definitivamente dopo qualche decina di metri, in basso si intravede un pozzetto impraticabile (H).  
L'unica altra seria potenzialità esplorativa rimasta era il meandro sospeso posto in cima al pozzo dal lato opposto rispetto all'Attico, così completammo il traverso (D) trovandoci alla sua base.  
A questo punto la prosecuzione era possibile solo verso l'alto e, imbracciato il trapano, guadagnammo circa 15 metri di quota per fermarci (superando una strettoia) davanti ad una deprimente frana calcificata e priva di circolazione d’aria (G).  
Come ultima illusione di sviluppi ulteriori di questa cavità resta un improbabile arrivo d'acqua (sopra il punto “A” del rilevo) che in momenti di piena raggiunge portate notevoli e sembra decisamente difficile da disostruire.  
- Ispezionando altri livelli delle miniere sono saltate fuori nuove cavità carsiche di minore sviluppo:  
1) la “Grotta degli Eccentrici”, breve meandro semiallagato e tempestato di pregevoli formazioni calcitiche.  
2) la adiacente “Grotta degli Opportunisti”, galleria naturale allargata artificialmente dai minatori che butta su un ampio pozzo (ostruito da materiale di riporto) attualmente profondo appena sei metri.  
3) Una sorgente impraticabile con possibile disostruzione.  
4) la “Grotta nella Galleria Cieca” (LoBG 3797), sequenza di pozzetti che porta verso tre distinti fondi a circa -30m.  
5) Il “Meandro nel Pozzo Minerario”, cavità per ora impercorribile, con poca aria.  
6) Un ampio camino valutabile sui 15-20 metri, parzialmente risalito.  
7) Un altro grosso camino, adattato per lo scarico di materiale minerario tra gallerie sovrapposte.  
8) Un meandro attivo in risalita, che si sviluppa per circa 25 metri.  
E' evidente che, a parte il G.S. Ricci, siamo i primi a cercare grotte in modo sistematico in questi ambienti e, visto che le poche zone visitate hanno già dato discreti risultati, si pensa di insistere ulteriormente, magari cercando informazioni tra gli ex minatori.  
L'avvicinamento estremamente breve e comodo (in media 5 minuti di sentiero) permette tra l'altro di utilizzare le giornate di cattivo tempo che altrimenti passeremmo in casa a girarci i pollici. 
 
Testo di:
G.Pannuzzo